Dopo la pubblicazione del decreto interministeriale che minacciava il commercio e la vendita di cannabis light a scopo ricreativo, in Italia si è assistito alla mobilitazione di associazioni del settore, esponenti politici e persino personaggi famosi e noti volti dello spettacolo che hanno espresso il loro dissenso nei confronti di un proibizionismo non motivato, e per certi versi, anche poco trasparente.
Consumare e Vendere Marijuana legale in Italia: quando è possibile?
A partire dal 2016, anche in Italia, è stato possibile consumare e vendere marijuana light. Il requisito principale, per essere definita cannabis "legale", è la percentuale minima di THC, tollerata per legge fino ad una percentuale massima dello 0,6%.
Marijuana legale: cosa cambia dopo il 12 Gennaio 2022?
Le leggi che regolano il settore della canapa fanno riferimento al decreto di legge numero 242. Questa legge, recante “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” è entrata in vigore il 14 gennaio 2017.
L'Articolo 1, ci introduce alle varietà certificate e all'applicazione della legge:
“…alle coltivazioni di canapa delle varietà ammesse iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell’articolo 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002, le quali non rientrano nell’ambito di applicazione del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope…”.
Mentre l'Articolo 2 i parla dei prodotti che si possono ottenere dalla coltivazione della canapa, ossia:
a) alimenti e cosmetici prodotti esclusivamente nel rispetto delle discipline dei rispettivi settori;
b) semilavorati, quali fibra, canapulo, polveri, cippato, oli o carburanti, per forniture alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori, compreso quello energetico;
c) materiale destinato alla pratica del sovescio;
d) materiale organico destinato ai lavori di bioingegneria o prodotti utili per la bioedilizia;
e) materiale finalizzato alla fitodepurazione per la bonifica di siti inquinati;
f) coltivazioni dedicate alle attività didattiche e dimostrative nonché di ricerca da parte di istituti pubblici o privati;
In seguito al boom della vendita di cannabis light e dei prodotti derivati ad alto contenuto di CBD, in Italia fiorisce una nuova filiera e il business vede l’impiego di tantissimi giovani (solitamente imprenditori e dipendenti non superano i 40 anni) impegnati sia nella produzione che nella vendita di marijuana legale. Nascono in tutto lo Stivale, growshop e fioriscono gli shop online dedicati al mondo dell'erba depotenziata.
Il 12 gennaio la Conferenza Stato Regioni ha adottato un Decreto interministeriale in materia di piante officinali. Come detto, tale decisione ha scatenato reazioni contrastanti.
Da un lato un decreto, ingiustificato e poco trasparente, che va contro corrente rispetto quelle che sono le novità in materia di marijuana a livello mondiale ed europeo. Dall'altro, Associazioni, Pazienti e Imprese hanno protestato contro la mancanza di chiarezza del testo, lamentando un passo indietro dell'Italia rispetto agli altri Paesi. Seri problemi per produttori e rivenditori della marijuana legale ovvero infiorescenze a basso contenuto di Thc, che da un giorno all'altro si sono ritrovati ad essere dei veri fuorilegge.
Il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera Filippo Gallinella, del Movimento 5 Stelle, è invece tra quelli che ritengono che non cambierà nulla riguardo al consumare e vendere marijuana legale.
«Permettetemi, innanzitutto, di chiarire – ci ha risposto – che il termine “cannabis light” è un’invenzione commerciale che ha creato solo confusione. La Legge 242/2016 disciplina la coltivazione da parte degli agricoltori della Cannabis Sativa L. dove “L” sta per Linneo, il nome di chi ha classificato il genere botanico. Essa reca «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa» specificano nel dettaglio cosa deve fare l’agricoltore e indicano quali sono le varietà ammesse alla coltivazione, chiarendo che queste coltivazioni non rientrano nell’ambito di applicazione del Testo unico sugli stupefacenti 309/1990. Pertanto, un decreto ministeriale, norma di rango inferiore ad una legge, non può far altro che richiamare le regole in vigore».
Il M5S è da sempre schierato a favore della legalizzazione della marijuana. Probabilmente, la poca trasparenza del decreto sarebbe stata superata specificando «fiori e infiorescenze al di sopra dei limiti previsti dalla 242/16 e della normativa europea di riferimento»...
"Con un Decreto ministeriale non si può modificare una legge. Oggi un agricoltore può coltivare canapa sativa con le finalità precedentemente elencate. Se si vuole fare altro, si devono seguire le relative norme già esistenti, come il Dpr o il Regolamento Novel Food. In conclusione, io ho proposto più soluzioni aggiuntive, come quella di poter vendere marijuana legale come “prodotto da collezione” o venderla come “prodotto da inalazione”. Ad oggi, però, le mie proposte emendative non hanno raccolto l’approvazione della maggioranza parlamentare e non sono divenute norma".
In definitiva, consumare e vendere marijuana legale diventa un atto illecito? No, la cannabis light è "al sicuro" poiché si tratta di un atto giuridicamente ininfluente, sia nei riguardi della materia in fatto di produzione e commercio di marijuana legale, ovvero l’utilizzo delle piante officinali, sia per le presunte accuse penali per i supposti trasgressori.
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